Su Periodicodaily la mia ultima intervista, ricca di spunti sul libro e informazioni su di me

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Cercando la mia Itaca: come si presenta Fulvio Drigani ai lettori?

Mi piacciono la letteratura, ovviamente, ma anche la storia, la geografia, l’economia, l’arte in genere e la politica intesa come ricerca del bene comune. Non parliamo poi del viaggiare e di conoscere altri Paesi, le loro culture e il loro cibo. Mangio e bevo con malcelato entusiasmo. Credo nella scienza, non nelle religioni.

Non mi piace stare con le mani in mano, piangermi addosso, pensare al passato in modo nostalgico, esibirmi. Odio le discriminazioni di ogni tipo, spettegolare, parlare quando non è necessario. E quelli che dicono sempre di “no” anche se non sanno di cosa parlano, la politica intesa come intrigo. La mattina scatto come una molla dalla voglia di fare, mi impegno tutto il giorno, vado a letto stanco e dormo come un ghiro.

Cercando la mia Itaca: come nasce l’incontro con la scrittura?

Per molto tempo ho fatto tutt’altro e la mia vita è trascorsa intensa in altre direzioni, ma prendevo appunti, facevo delle prove e mi rendevo sempre più conto di avere del talento. A lungo ho tenuto tutto ciò per me, era il mio mondo segreto nascosto nel computer, ma a un certo punto ho sentito che il desiderio di dedicarmi alla scrittura stava diventando irrefrenabile. Mentre cresceva in me anche una sorta di senso del dovere: dovevo comunicare ciò che era dentro di me. Un giorno ho deciso di fare un tentativo serio. Quando l’ho finito, ho concluso che scrivendo avevo ritrovato me stesso. Era quella la mia strada.

Cercando la mia Itaca: qual’è il suo pensiero sulla letteratura moderna?

Una volta la letteratura era un’arte riservata quasi esclusivamente alle élite, oggi si scrive tantissimo e questo è un bene. Da ogni angolo del mondo emergono voci belle e affascinanti. Per di più, non si è così vincolati come in passato alla corrente letteraria in voga al momento. Si può scrivere come si vuole cercando la propria nicchia di estimatori.

La letteratura contemporanea è però più condizionata che in passato dalle leggi di mercato e dalla potenza dei grandi gruppi mediatici. Ciò porta a un maggior inseguimento del successo editoriale attraverso le mode, specialmente quelle più effimere. E anche a una standardizzazione del prodotto “libro” così come del prodotto “serie televisiva” o “film”. Questo fenomeno esaspera la tendenza ai generi che, di per sé, non sono affatto un male, ma che lo diventano se servono per standardizzare i contenuti.

Paradossalmente, quindi, se si vuole essere originali e avere anche successo, si fa molta fatica oggi perché si cozza con le leggi di mercato che puntano a un ritorno economico immediato e sicuro. Nella letteratura moderna amo quindi chi scrive non pensando subito al mercato, che ricorre al genere solo se questo è il modo migliore di raccontare una storia importante, che cerca di dire la sua. Fra questi autori i nostri posteri troveranno dei nuovi classici.

Cercando la mia Itaca: cosa pensa sulla letteratura classica latina?

Devo essere sincero. Se parliamo di letteratura classica il mio pensiero va in primo luogo a quella greca, a mio avviso elemento fondante della cultura occidentale, ben più di quella latina. Ho amato i poemi epici, in particolare l’Odissea, la cui eco giunge fino al titolo del mio romanzo “Cercando la mia Itaca”. E le tragedie che ci hanno regalato figure dalla valenza universale come Edipo o Medea, solo per citare due celebri esempi. Per quel che riguarda la letteratura latina, amo soprattutto le struggenti poesie di Catullo, a mio avviso un vero e proprio gigante della poesia.

 

Cercando la mia Itaca: ci sono autori che preferisce ad altri?

Ho diversi autori che amo. Eshkol Nevo è uno di loro e anche Ayelet Gundar-Goshen, una sua giovane compatriota, il cui “Svegliare i leoni” mi ha toccato profondamente, anche perché affronta tematiche a me care. Andando più indietro nel tempo, ho amato la letteratura americana per la sua capacità di fare vero storytelling e per il linguaggio, diretto ed efficace. Penso a tanti autori, da John Fante a Hemingway, da Salinger a Lansdale. Fra gli italiani del Novecento, Pavese, e fra gli attuali Donatella Di Pietrantonio e Marco Balzano.

Cercando la mia Itaca: come nasce il suo libro?

Dopo aver pubblicato il mio primo libro, che è un romanzo di formazione incentrato su quattro ventenni, volevo invece raccontare la storia di un cinquantenne. Egli è molto provato dalle esperienze che ha avuto e cerca di ridare un senso, smarrito nel tempo, alla sua vita.

Ci pensavo già da tempo, poi ho fatto un viaggio in Africa e lì ho trovato alcuni spunti dai quali è nata la trama del romanzo. In particolare, ho colto una frase detta in un ristorante al tavolo vicino al mio.Ho discusso di politica con un inglese in albergo e ho imparato da una guida locale, le tradizioni legate agli spiriti della foresta. Da lì è nato “Cercando la mia Itaca”.

Cercando la mia Itaca: ci sono personaggi nella sua opera, che la rappresentano?

No, nessuno di loro è Fulvio Drigani, sarebbe limitativo della mia creatività. Amo infatti dar vita a nuovi personaggi, mi piace plasmarli dal nulla. Ciò nonostante, è inevitabile che lo scrittore lasci qua e là tracce di sé. In “Cercando la mia Itaca”, per esempio, c’è qualcosa di mio nel giovanile idealismo di Nick e nei sogni di Michele, il protagonista, ma nulla di più.

Cercando la mia Itaca: ci sono temi che Fulvio Drigani risalta nel libro?

Visto che abbiamo parlato di letteratura classica, nel mio romanzo si parla della lotta che un cinquantenne conduce contro quello che sembra essere il fato dei greci. Ovvero un destino avverso e inevitabile, dove tutto, l’amore, l’amicizia, il rapporto col figlio, sembra ormai volgere al peggio.

 

È quindi una storia, che affronta il tema del desiderio di riscatto contrapposto alla rassegnazione. Nello stesso tempo, però, Michele vive una drammatica avventura, in un luogo dell’Africa segnato dalla guerra e dalle ingiustizie sociali, dove è difficile discernere il bene dal male. E il giusto dall’ingiusto, dove gli stessi atti possono essere giudicati immorali da alcuni ma giustificabili, se non addirittura necessari, da altri.

Sta al lettore decidere se propendere verso la volontà di riscatto o verso la rassegnazione e trovare il suo metro di misura, per giudicare i comportamenti dei protagonisti. Penso che il finale faccia intendere come la penso io in proposito.

Cercando la mia Itaca: quali difficoltà incontra uno scrittore?

Scrivere è bellissimo perché è un’attività creativa ma è anche un lavoro, non certo un passatempo, che implica una notevole capacità di ordinare la materia su cui si opera. Concentrazione, impegno continuo, sistematicità, meticolosità sono elementi fondamentali dell’attività dello scrittore. Non bastano infatti l’idea brillante e la capacità di scrivere. La difficoltà più grande è quindi quella di portare l’opera a termine, raffinandola in continuazione, fino a quando non è matura per la pubblicazione.

Cercando la mia Itaca: durante la sua carriera, quale opera preferisce?

Amo entrambi i libri che ho pubblicato, che considero tra l’altro complementari fra loro, per le tematiche e il punto di vista scelto. In realtà, l’opera che preferisco è sempre quella che sto per pubblicare, perché in quel momento mi sento emotivamente coinvolto, come una madre che sta per dare alla luce un figlio.

Cercando la mia Itaca: cosa rappresenta il suo stile letterario?

Uso una lingua di buon livello, con un ampio vocabolario, non sciatto o livellato verso il basso. Esso, credo sia comprensibile ai più, perché evito sia il linguaggio troppo colto che l’uso eccessivo del gergo e delle forme dialettali. Penso infatti che sia in letteratura che nei film, ci sia un uso esagerato del dialetto. La nostra lingua è bellissima e va utilizzata il più possibile. Se si vuole dare l’idea di un’ambientazione specifica, non c’è bisogno di scrivere gran parte di un romanzo, in un dialetto poco comprensibile altrove. Bastano un paio di espressioni tipiche e l’ambientazione risulta evidente. Il lettore non è stupido.

Tendo alla narrazione lineare, seguendo cioè gli eventi, con flashback che introduco solo se necessari e mi colloco a breve distanza dai personaggi. In “Cercando la mia Itaca”, addirittura, il narratore è lo stesso protagonista. Ricorro spesso ai dialoghi nei quali uso un linguaggio colloquiale. Evito in genere i periodi troppo lunghi.In conclusione, il mio stile rappresenta per me il modo migliore, per cercare di valorizzare le grandi potenzialità, dell’italiano di buon livello.

 

Cercando la mia Itaca: quali sono i suoi punti di forza, nella scrittura?

Tutti i lettori di un mio libro con i quali sono stato in contatto, mi hanno detto o scritto che l’hanno letto tutto d’un fiato, avvinti sia dalla scorrevolezza dalla scrittura, che dalla trama coinvolgente. Nello stesso tempo, però, mi hanno anche confessato che il mio romanzo è sceso in profondità dentro di loro. Perché, pur scorrendo velocemente, ha fatto emergere con chiarezza dei temi importanti, che li hanno fatti riflettere e meditare. Sono molto orgoglioso di questi commenti.

Cosa le regala la scrittura?

La gioia di vivere in primo luogo, ma anche la soddisfazione di svolgere il compito che mi sono dato: descrivere le drammaticità della vita umana. Ma anche la potenza della forza di volontà, l’arma forse più valida che abbiamo per superare gli ostacoli, che incontriamo nella nostra vita.

Qual’è il suo pensiero sulla poesia?

Io sono nato per scrivere romanzi e sono fondamentalmente anche un lettore di narrativa. Alcuni versi mi hanno però folgorato e influenzato in modo indelebile. Pochissime parole sono bastate a volte per aprire squarci profondi. Lo dimostra il fatto che “Cercando la mia Itaca” è anche dedicata a un poeta, Kostantinos Kavafis (ancora un greco, dunque, ma moderno), che spesso mi ha scosso profondamente con le sue liriche.

Per me, quindi, la narrativa è la forma letteraria che sviluppa un rapporto complesso e articolato col lettore. Mentre la poesia punta dritta al cuore e, se colpisce il bersaglio, ha una potenza devastante.

Quali sono i suoi obiettivi nella scrittura?

Penso di avere già dato un’idea chiara, di che cosa voglio raggiungere come scrittore. Vorrei qui solo aggiungere qualcosa sui contenuti.Se, da un lato, mi concentro sui drammi individuali dei miei personaggi, dall’altro voglio anche far riflettere su temi più generali.

 

Spero che i miei romanzi siano letti non solo come delle storie interessanti e piacevoli, ma anche come aperture su problematiche più ampie. Per esempio: i rapporti e i conflitti fra i generi, la difficoltà di vivere in una realtà spesso dura, riuscendo a mantenere un certo equilibrio psicologico e morale. Seguono anche le diseguaglianze economiche e sociali e quelle fra il Nord e il Sud del mondo.  

Può raccontare la sua esperienza letteraria?

Nel 2015 ho cominciato a scrivere con l’intenzione di arrivare alla pubblicazione. Il mio primo romanzo, #ColVentoInPoppa, è uscito nel Febbraio 2019 ed è stato finalista al premio letterario Città di Como. Nello stesso anno ho pubblicato due racconti, Il giorno più importante della vita di Fabio e Il sogno infranto di Valentina, che sono disponibili online.Nel Marzo 2020 è stato pubblicato Cercando la mia Itaca, che però è stato distribuito nell’estate a causa della pandemia.

Cosa consiglia agli aspiranti scrittori?

Consiglio passione, onestà intellettuale e tanto impegno. Non ci sono scorciatoie nella scrittura, come del resto in tutte le attività svolte in modo professionale. Consiglio anche di essere sinceri con se stessi. Si scrive se si pensa di avere qualcosa di originale da dire o di possedere uno stile personale, non semplicemente copiando temi, idee e stili altrui.

Ha in progetto un’opera nuova?

Ho scritto molto in questi mesi in cui la mia vita, come quella di tanti anni, è cambiata a causa della pandemia. Un romanzo è in uno stato molto avanzato, un altro è nei primi mesi di gestazione. Spero quindi di pubblicare anche quest’anno. È fuor di dubbio che pubblicherò anche altre opere negli anni successivi.

 

L’intero testo con i commenti dell’editore su:

https://www.periodicodaily.com/cercando-la-mia-itaca-intervista-a-fulvio-drigani/

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