Parliamo di letteratura contemporanea
Una volta la letteratura era un’arte riservata quasi esclusivamente alle élite e spesso bisognava essere facoltosi per permettersi il lusso di dedicare una buona parte del proprio tempo alla scrittura.
Oggi, invece, in tanti scrivono ed è un bene perché in questo modo emergono da ogni angolo del mondo voci belle e affascinanti. Per di più, non si è così vincolati come in passato alla corrente letteraria che in quel momento va per la maggiore negli ambienti intellettuali. Si può scrivere come si vuole cercando la propria nicchia di estimatori.
Nello stesso tempo, però, la letteratura contemporanea è più condizionata che in passato dalle leggi di mercato e dal potere che in esso esercitano i grandi gruppi mediatici. Ciò porta a un maggior inseguimento del successo editoriale attraverso le mode più effimere e anche a una standardizzazione del prodotto “libro”, in modo analogo a ciò che avviene per il prodotto “serie televisiva” o “film”. Questo fenomeno esaspera la tendenza ai generi che, di per sé, non sono affatto un male, anzi, ma che lo diventano se finiscono per essere strumenti per un’esasperata standardizzazione dei contenuti. In questo modo si va verso un’omologazione del lettore, limitandone la capacità di apprezzare prodotti diversi e originali.
Paradossalmente, quindi, se si cerca oggi di proporre qualcosa di originale, si fa più fatica ad emergere perché non si può garantire un ritorno economico immediato e sicuro al grande gruppo editoriale che punta a fare grandi volumi di vendita.
Per quel che mi riguarda, nella letteratura contemporanea amo chi scrive non pensando subito al mercato, chi ricorre al genere solo se questo è il modo migliore di raccontare una storia importante, chi cerca di dire la sua con passione senza ricorrere a moduli preconfezionati. Fra questi autori, ne sono sicuro, i nostri posteri troveranno alcuni dei nuovi classici.
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