Independent Book Tour: “Un destino su misura”, un libro rivolto ai giovani

Independent Book Tour: “Un destino su misura”, un libro rivolto ai giovani

Riporto qui sotto la recensione che ha motivato il fatto che io sia stato selezionato per l’Indipendente Book Tour del 2023.

Ricordo che l’Independent Book Tour è un’iniziativa della Regione Piemonte realizzato dal Salone Internazionale del Libro in collaborazione con la Fondazione Circolo dei Lettori.

 

“Poveri voi italiani, incapaci di riconoscere i problemi più veri e le sofferenze più grandi, ma anche di gioire per l’arrivo del nuovo giorno e di sperare in un futuro migliore”.

Un destino su misura di Fulvio Drigani è un libro che parla di scelte di vita, conflitti emotivi e visioni del mondo contrastanti. Il lettore entra di soppiatto nell’esistenza di Giorgio Ravasi, un ventenne privo di slanci emotivi e di determinazione, opportunista, egoista e manipolatore, e lo osserva destreggiarsi nelle situazioni più disparate con un unico obiettivo davanti a sé: evitare ogni turbamento e mantenere una quiete interiore ed economica. Sua sorella Martina, al contrario, è una ragazza generosa, determinata e che fin dalla maggiore età combatte per il proprio destino e la propria affermazione nella sua famiglia e nella società. Una concatenazione di eventi mostra al lettore i diversi approcci alla vita da parte dei due personaggi e l’effetto che ne consegue sulle persone che hanno intorno.

Un libro ricco di profondi spunti di riflessione, rivolto a ragazzi come noi, ai nostri coetanei. Attraverso il suo sguardo letterario ci spinge a cercare di analizzarli, e analizzarci: abbiamo costruito il nostro “destino su misura”?
L’autore ha il pregio di far emergere tutte insieme quelle contraddizioni che sono l’essenza della società nella quale siamo immersi. Giorgio è sopraffatto da un’indolenza cinica che ne appiattisce le emozioni; il padre si lascia sopraffare dai ricordi di un passato che non c’è più, mentre la madre si dispera per le sorti della famiglia.
Unici eroi sono Martina e Mamadou, suo marito, anche se in un primo momento ci sembrano ingenui e idealisti, vittime perfette di una crisi economica (ma non di ideali) perenne. La loro indipendenza, la loro famiglia è forse una sfida troppo grande per chi non sa guardare al futuro, ma è chino sulla propria dimensione personale.

Con una narrativa semplice e scorrevole, l’autore tratteggia alcune dinamiche familiari in uno scontro generazionale in cui non si salva nessuno: da una parte abbiamo i giovani, ritratti come perditempo e privi di valori, dall’altra abbiamo gli adulti, incapaci di comprendere i loro figli e costruire un rapporto basato sul dialogo e la comprensione.

Un insieme di pregiudizi che si mescolano in un quadro grottesco e ipocrita, di cui Giorgio è massimo interprete. Il grande assente è quel dialogo che forse avrebbe potuto cambiare il loro destino, questa volta fuori misura. Ciò che colpisce di più in questo libro sono la superficialità e il menefreghismo – portati all’estremo per fini narrativi – di alcune persone rispetto a fatti di cronaca della vita reale. Li guardano da lontano, senza sentirsi coinvolti, perché troppo egocentrati.

“Solo i tuoi dolori ti sono vicini. Quelli degli altri, di migliaia di altri, no, sono lontani e attutiti. Forse, a pensarci bene, è normale. Siamo fatti così, noi esseri umani. Sempre io, io, io…”

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