A proposito di “Un destino su misura”

A proposito di “Un destino su misura”

Sono particolarmente legato a “Un destino su misura”, un romanzo che mi ha a lungo accompagnato in questi anni. Pur essendo il quarto che pubblico, è il secondo che ho cominciato a scrivere. Era il 2019 e mentre esordivo con #Colventoinpoppa, storia di quattro ragazzi che, finita l’Università, fanno un viaggio dall’Italia al Giappone che cambierà le loro vite, già mi immaginavo un romanzo in cui il protagonista fosse, a differenza di loro, un antieroe, un giovane inetto che cresce convinto che a lui tutto sia dovuto e che debbano essere gli altri a prendersi delle responsabilità e ad assumersi dei rischi. Volevo anche scrivere un romanzo nel quale i personaggi fossero descritti in tutte le loro sfaccettature in un periodo ben definito della loro vita attraverso una trama ricca di colpi di scena ma in ogni caso realistica. Ho quindi scritto diverse versioni fino a scegliere un arco temporale di sei anni che mi è sembrato ideale e oggi posso dirmi soddisfatto del risultato raggiunto.

È da queste considerazioni che è nato il personaggio di Giorgio, il protagonista del romanzo, in azione  da quando ha diciannove anni fino ai venticinque. 

Giorgio è figlio di una coppia piuttosto comune nell’Italia settentrionale, ma non solo. Partiti da umili origini, Cristina e Mario Ravasi, i genitori di Giorgio e Martina, dopo tanti sacrifici sono riusciti a raggiungere un certo benessere economico grazie alla piccola fabbrica fondata da Mario e si sono comprati una bella villetta con un vasto giardino in una zona residenziale di Cassina de’ Pecchi, un comune non lontano da Milano. Nascosti dietro l’alta siepe che circonda la loro casa e che li separa dal mondo esterno, sembreranno per anni costituire insieme ai due figli una famiglia ideale, uno di quegli stereotipi tanto amati da chi pubblicizza squisitezze da gustare in allegria a pranzo o a cena o merendine pensate per bambini famelici e madri golose. 

Mario e Cristina puntano tutto sul maschio, erede già designato della fabbrica, rendendogli il più comoda possibile la vita, facendolo crescere e studiare come loro non avevano potuto permettersi di fare, senza rendersi conto che in tal modo stanno contribuendo a deresponsabilizzarlo. Giorgio trascorre quindi un’adolescenza serena, fra barbecue e tuffi nella piscina in giardino, dove svetta il pino da addobbare a Natale, dalla quale però esce dimostrando ben presto il suo carattere apatico e cinico, vuoto di ideali e valori. È in questo momento che il protagonista entra in scena e lo si vede presto seguire la corrente e le mode senza che cresca in lui alcuna ambizione. Vive alla giornata ignorando i genitori, che cerca solo quando ha bisogno di soldi, mortificando le ragazze nelle quali cerca il sesso ma non l’amore e guardando sua sorella dall’alto, conscio del suo ruolo privilegiato in famiglia. Gioca però sempre volentieri con Tobia, il suo gatto, l’unico che sembra capirlo davvero perché in un certo qual modo gli assomiglia, e per i gatti, così opportunisti, finirà col provare nel tempo un sentimento speciale, di complicità, convinto di riuscire come loro a scroccare sempre un comodo alloggio, un piatto pronto e tante coccole non sempre ricambiate. 

Ed è questo il senso del titolo. il destino su misura desiderato da Giorgio è la fuga dalle responsabilità, dalla fatica e dall’impegno, è l’opportunismo elevato a modello di vita.

Già mi immagino che qualcuno, leggendo queste righe, sia portato a pensare che Giorgio rappresenti per me il ritratto dei ventenni italiani di oggi. Non è assolutamente vero. Sono sì convinto che il suo comportamento sia quello di una parte significativa della popolazione, non solo giovanile, e ho voluto pertanto approfondire l’argomento, ma fra i ventenni ci sono tantissime energie positive, spesso non valorizzate da una società dominata dalle generazioni più anziane. Ecco allora comparire Martina, la sorella maggiore di Giorgio, sottovalutata dal padre in quanto femmina, che invece cerca di realizzare i suoi sogni senza chiedere soldi ai suoi e che se ne va da casa appena possibile, creando una famiglia diversa da quella che avrebbero voluto i genitori. Un vero e proprio esempio di coraggio e determinazione femminile. 

Col passare del tempo, sempre più fratello e sorella sviluppano due caratteri opposti fra loro. Giorgio trae le sue maggiori soddisfazioni dal riuscire a vivere sulle spalle degli altri, mentre Martina affronta con decisione e con senso di responsabilità gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento dei suoi ideali.

È su queste premesse che si sviluppa l’avvincente e complessa trama del romanzo.

 

 

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